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Andrea Bottai di Fabiana MENDIA

Non abbiate paura del “Gorilla” in vetrina nella Galleria “Pian de’ Giullari”, via dei Cappellari 49: non andrà mai fuori per la strada a seminare terrore tra i passanti, non lo si sentirà urlare, non spaventerà nessuno. Viene dalla “pianura”, è alto un 1,80, lo puoi accarezzare. Il “Gorilla di Pianura”, legno e lana di ferro-dipinto a tempera trasmette l’ipotesi di ricerca di Andrea Bottai di alleanza con la natura e con una certa evidenza la possibilità di poter raggiungere la comprensione di noi stessi e, quindi, invece di porci entro una natura che abbiamo noi stesso creato, di metterci all’interno della natura che ha creato noi. Un’esperienza di pacata e poetica osservazione di “attimi fuggenti ricorrenti”, di un faccia a faccia con l’identità e la scelta di lavorare dell’artista fiorentino con i legni, di pioppo, di quercia e di castagno, selezionati e tagliati nelle dimensioni necessarie per  i supporti dei 22 libri dipinti a tempera e olio che raccolgono le impressioni e declinano le sue idee di paesaggio, prateria, animali al pascolo, prima serie che compone la “Biblioteca della Natura”, atlanti che illustrano il “Tulipano tedesco”, i “Ravanelli”, le “Cinque Betulle”, affiancati dall’”Erbario”, otto tavole di cartoncino dipinte, con effetti tridimensionali e alberi dalle rigogliose chiome evocate da paglietta di ferro.

Per l’esposizione delle sue 50 opere volutamente incompiute Andrea Bottai ha selezionato un titolo che dà un senso profondo alla nostra esistenza: “Trascrittasi –inversa”. E, l’artista, che ha sviluppato un concetto esasperato di scienza cita una definizione del  professore Fabrizio Sabelli :“è il nome di un enzima che, in chiave metaforica, definirei “il coraggio della natura nello spiazzare costantemente le certezze umane”.




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