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La Schola del Caravaggio di Fabiana MENDIA

Piaceva ai giovani di talento perché andava controcorrente. Lo imitavano perché la sua tecnica era formidabile, "facile" e di forte impatto visivo. Primo: non si disegnava. Secondo: il modello era il fulcro della composizione. E, poi il metodo di dipingere, sperimentato e di sicuro effetto, che però condizionava l'artista-neofita a scegliere uno "studio" idoneo: le finestre in alto con scuri direzionabili sulle figure in posa, indispensabili per creare quei fasci di luce che hanno segnato un'epoca. Un solo nome, Caravaggio, il lombardo venuto a Roma nel 1592, entrato a bottega del Cavalier d'Arpino e scelto per dipingere quadri di fiori e frutta, richiestissimi dalla committenza; e poi dopo pochi mesi, per un diverbio e per il suo temperamento "tempestoso", costretto ad andare via. E messosi in proprio, un escalation di successi, conteso tra il cardinale Del Monte e il marchese Giustiniani. Non amava circondarsi di allievi a cui trasferirire i "segreti del mestiere", ma aveva amici pittori, complici di bagarre e vicende di donne.
Muore nel 1610, ma il suo mito dura ancora una decina d'anni. Poi, il fascino dell'autore di quell'inattesa apparizione di Cristo della "Vocazione di San Matteo"in S.Luigi dei Francesi, declina. Chi tra gli artisti locali e stranieri attivi nella città dei papi ha resistito a copiare la naturalezza dei suoi santi, le espressioni estatiche e meditative dei S. Francesco e quelle sensuali dei suoi "ragazzi"? "La Schola del Caravaggio", 100 dipinti della collezione privata di Luigi Koelliker (appassionato 53 enne, da 10 anni concentrato sulla pittura del '600) a palazzo Chigi ad Ariccia, racconta un intenso periodo della storia dell'arte italiana e dei suoi protagonisti. Molti sono nomi certi, altri più discussi. Intorno agli identikit di quegli artisti che lavoravano nell'orbita di Merisi si impegnano da anni gli esperti, immersi nelle ricerche d'archivio.
Gianni Papi, il curatore dell'affascinante esposizione, (partner nell'avventura anche Francesco Petrucci, direttore della maestosa residenza) corredata da 30 tele inedite finora mai esposte, spiega di avere preferito la denominazione di "schola" a quella abusata di "caravaggeschi", per indicare il gruppo di seguaci, coetanei o più giovani, che dalle opere del Merisi hanno derivato la loro maggiore fonte d'ispirazione. Ecco allora, tra i più attenti seguaci, Manfredi con la "Cattura di Cristo", Ribera con i tre apostoli e l'Udito", lo Spadarino con "San Francesco e l'angelo". Tra i contemporanei, il rivale Baglioni, e gli amici più stretti Borgianni, Saraceni, Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, il Grammatica, Leoni. Fuori Roma l'eco raggiunse tra i tanti, Lionello Spada ("San Girolamo", che legge con gli occhiali), Caracciolo ("La Vocazione di san Matteo"), Vermiglio ("Il sacrificio d'Isacco"). Tra gli stranieri, Stomer che firma "La Flagellazione" e Reigner, Finson, Honthorst.
"La 'Schola del Caravaggio. Dipinti della collezione Koelliker", Palazzo chigi Ariccia, orario 10.00-19.00, chiuso lunedì; 7 euro, ridotto 4 euro. Info: 06-9330053.
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