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Quegli artisti fiamminghi stregati dalla città eterna di Fabiana MENDIA

Partivano da Parigi, Aix-en-Provence, Vienna, Anversa, Amsterdam, Utrecht, Siviglia alla volta della penisola considerata la scuola delle Arti. Dal XV secolo in poi Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli erano tappe d’obbligo per la formazione di pittori e scultori provenienti dai paesi d’oltralpe. Gli echi di Raffaello, Tiziano, Michelangelo, Sebastiano del Piombo e Caravaggio avevano valicato i confini e spinto le migliori generazioni di apprendisti a trascorrere periodi più o meno lunghi di studio in Italia: in primis avevano così la possibilità di conoscere l’antico e poi vedere in presa diretta le opere dei mastri moderni.

Partivano che si chiamavano Francois Nicolas de Bar, Jacques Courtois, Nicolas Cordier, Michel Maille, Lucas de la Haye, Frans van de Kasteele, Dirk Hendricksz, Jerrit van Honthorst e dopo breve tempo si italianizzavano, rispettivamente con i nomi Nicola Lorenese, il Cortese, il Franciosino, Michele Maglia, Luca Fiammingo, Francesco da Castello, Teodoro d’Errico, Gherardo delle Notti. Affascinante e sorprendente per la ricchezza e varietà di proposte, “Fiamminghi e altri Maestri”, a Palazzo Ruspali, sede della Fondazione Memmo, avvicina appassionati ed esperti attraverso un percorso spettacolare ad approfondire un fenomeno artistico e culturale che abbraccia quattro secoli con testimonianze significative, provenienti da alcune delle settecento chiese di proprietà del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno.
L’incontrovertibile influenza dell’arte italiana sulle opere firmate da stranieri sono evidenti nell’”Andata al Calvario” di Pedro Fernàndez da Murcia, noto come Pseudo Bramantino, dalla chiesa di San Domenico Maggiore di Napoli, tavola con evidenti richiami raffaelleschi nell’applicazione del ritmo per le figure e leonardeschi invece nella resa del paesaggio e nelle fisionomie dei protagonisti. Il gruppo più nutrito di opere si concentra nella sezione “Fiamminghi e Olandesi” con dipinti come “La Resurrezione” di Cobergher, “La Circoncisione” di De Wobreck, il “Cristo deriso” di Gherardo delle Notti, mentre per l’ “Immacolata Concezione” da San Francesco d’Assisi di Roma, le recenti ricerche smentiscono la mano di Maerten De Vos a favore di Antoon Sallaert, posticipando così l’esecuzione di circa trent’anni.
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