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Due dipinti di El Greco restaurati di Fabiana MENDIA

Per non dimenticare le sue soluzioni compositive, sempre in bilico tra iperboli manieristiche e schemi prospettici occidentali, realizzate con dinamiche pennellate che riflettessero la sua ricerca del naturale e visione del sublime, Domenikos Theotokopoulos, detto El Greco, aveva escogitato un metodo di “catalogo” delle sue opere, da utilizzare oltre che come “promemoria”, anche come “repertorio” da mostrare ai committenti. Un’utile prassi che nel ‘600 era in voga negli atelier degli artisti di terra iberica, e che nel caso specifico del maestro, nato a Candia, ma veneziano di formazione e romano per approfondimento, è riportato da un altro pittore e teorico spagnolo, Francesco Pacheco, che nel 1611 verificò di persona quest’abitudine inventariale.
Una scoperta che il maestro più anziano, suocero di Velàzquez, fece a Toledo, dove Domenikos risiedeva da quando era rientrato dall’Italia nel 1575: tra gli scaffali intravede “le “invenzioni” eseguite a olio su tele di dimensioni inferiori di tutto ciò che aveva dipinto nella sua vita”.
Dopo anni di incertezze e ipotesi attributive alla bottega, piuttosto che autografe del Greco, gli esperti che da dicembre 2008 lavorano al restauro dell’ “Adorazione dei Pastori” e del "Battesimo di Cristo”, esposti nella sala del Tardo Manierismo di Palazzo Barberini, sono d’accordo nel confermare oggi la paternità al lucido e appassionato interprete, pittore di successo presso la corte madrilena.
“Appena realizzate le indagini a raggi infrarossi - spiega Angela Negro, coordinatrice dell’intervento di restauro, direttrice con Anna Lo Bianco della Galleria d’Arte Antica - è apparso chiaro che l’esecuzione non poteva essere di “aiuti”, ma di una mano eccellente. La condotta libera delle pennellate tradiva l’emozionante tecnica dell’artista, così la stesura del colore, mobile, vibrante. Ogni minimo dubbio, poi si è dissolto dopo la pulitura: levate le vernici alterate, ingiallite, è emersa la luminosità argentea, inconfondibile “firma” del pittore spagnolo”. L’intervento conservativo sulle due tele di El Greco è stato finanziato dalla Fondazione Paola Droghetti (catalogo Gangemi) e ha confermato che sono nati come studi preparatori per il retablo (1597) per l’altare maggiore, nella chiesa di doña Maria de Aràgon a Madrid.
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