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Kazimir Malevic di Fabiana MENDIA

Segni fondamentali: il quadrato, il cerchio, la croce, la superficie stessa del quadro. Nelle opere suprematiste di Kazimir Malevic le forme finiscono per fondersi nel colore come unica realtà della pittura, sono forme geometriche trascritte a mano e, quindi, forme non esatte, ma che individuano l'opera d'arte come un risultato spirituale che non esiste in natura . La sua pittura è dunque prima di tutto colore. Il nero e il bianco sono i colore-base del Suprematismo pittorico, movimento da lui fondato a Pietroburgo (sancito dal manifesto del 1915) dove espone alla mostra "0,10. Ultima mostra futurista" per la prima volta i suoi primi 39 dipinti improntati su un nuova idea di realismo pittorico.
"Quadrato nero", icona del XX secolo insieme a "Croce nera" e "Cerchio nero", espressioni di una nuova dimensione dell'infinito e di una sensibilità superiore (1923 circa), sono sicuramente le star della rassegna antologica sull'artista di Kiev , che si celebra da sabato prossimo al Museo del Corso, frutto della collaborazione tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma e il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo.
Roma attraverso la proposta di un'istituzione privata , dopo più di quarant'anni dall'ultima retrospettiva alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea ai tempi di Palma Bucarelli, dedica un'antologica con 58 opere provenienti tutte dalla Russia, al geniale artista che scoprì nel 1915 la strada dell'astrazione, del non figurativo, attraverso la frequentazione dei linguaggi cubista e futurista. Lo sviluppo del suo linguaggio, che trova nel corpus delle opere suprematiste la massima espressione dell'esperienza contemplativa della forma geometrica pura ( Malevic specifica "supremazia della pura sensibilità dell'arte"attraverso una "espressione pura senza rappresentazione") è stato studiato da Evgenija Petrova, direttrice del Museo di San Pietroburgo e curatrice della mostra, che lo presenta in sei sezioni. Si parte dalle esperienze dell'artista russo allora ventinovenne, suggestionato dal Simbolismo ricco di emozioni letterarie e indirizzato verso la spiritualità e la tradizione popolare, in dialettica con l'avanguardia espressionista, cubista e futurista. I primi passi: "Preghiera", "Il trionfo per il paradiso", "Mucca e violino", "Composizione della Gioconda".

Dal 1923 al 1927 Malevic si dedica oltre che alla pittura, al disegno di nuove forme e motivi decorativi per la Fabbrica di porcellane di Stato di Pietrogrado e lavora ai plastici suprematisti tridimensionali. In mostra alcune tazze, teiere e “Architekton” in gesso. Dopo un breve viaggio in Polonia e Germania per far conoscere la sua produzione, ritornato in patria rielabora il periodo “contadino” del primo decennio del ‘900. Sono le opere della seconda sezione: “Alla mietitura”, “Falegname”. Passo successivo: “Premonizione complessa. Torso con camicia gialla” e “Cavalleria rossa”. Inizia poi la fase delle “figure prive di volto” in cui cerca di prolungare al massimo le tematiche suprematiste con nuovi eroi e martiri, gli operai, protagonisti del realismo socialista . Con la galleria dei ritratti rinascimentali (tra cui “L’autoritratto”, 1933), Malevic ritorna al figurativo. Non è uno scivolone: è la nuova interpretazione di fronte e di profilo dell’uomo suprematista.
Sono i nuovi “manichini”. ( Kazimir Malevic-oltre la figurazione, oltre l’astrazione, via del Corso 320, fino al 17 luglio, tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00, lunedì chiuso, info: 06-6786209).
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