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Pasquarosa di Fabiana MENDIA

Alla "gentile Pasquarosa", così ricordata da Giorgio De Chirico, è dedicata la retrospettiva al Casino dei Principi di Villa Torlonia che riabilita la sua personalità dimenticata, alla luce delle recenti scoperte e degli studi seguiti da Pier Paolo Pancotto. Quaranta opere, molte provenienti da collezioni private, alcune dalla Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea, raccolte per la prima volta tutte insieme testimoniano come la sua produzione artistica sia stata ingiustamente, per una superficiale lettura, relegata a una posizione di retroguardia rispetto ai "colleghi". Inoltre, solo perché donna, in una prima fase della sua affermazione artistica in pubblico, insieme ad una quindicina di altre artiste, era stata esclusa da esposizioni ufficiali.
A questo primo handicap, che tuttavia Pasquarosa supera dimostrando agli amici critici e pittori l'autenticità della sua tecnica coloristica ed espressiva dipingendo abilmente, si aggiunge il dovere far dimenticare la sua prima "professione" di modella. La pittrice era nativa di Anticoli Corrado, il celebre paese alle porte della capitale da cui provenivano la maggior parte delle muse ispiratrici che posavano negli atelier di via Margutta. La giovane arriva a Roma nel 1912, ha 16 anni e, prima di lavorare per il pittore Nino Bartoletti, a cui si legherà sentimentalmente per tutta la vita, lavora per Carena, D'Antimo e Natale.

Superato il naufragio della memoria, ripercorse le tappe della sua intensa vita in cui i ruoli di moglie, madre e artista, hanno sempre camminato parallelamente, si riconosce l’originalità della sua pittura stilisticamente anticonformista, in cui i vasi con fiori, le piante di ciclamini e di cinerarie rosa, le caffettiere di peltro, appaiono come personaggi di intimi dialoghi familiari, attraverso la semplificazione geometrica e l’autonomia antinaturalistica, non imitativa, del disegno e del colore, ed evocano valori sacrali. A contatto con i maggiori scrittori e intellettuali del ‘900, da Luigi Pirandello a Massimo Bontempelli, Emilio Cecchi, Alberto Savinio, Carlo Levi, Renato Guttuso, Toti Scialoja, Pasquarosa ha sviluppato, specifica il curatore della mostra Pancotto “ il suo “alfabeto pittorico (…) dove il vero non è mai cronaca e la fantasia non è mai perdita di controllo”.
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