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Il RITRATTO SEGRETO di Fabiana MENDIA

Apparentemente spighe, melograni, gelsomini, e palme verdi con funzione meramente decorativa. Poi a legger meglio, oltre i chicchi, i frutti , i petali e le foglie nelle tele con i volti degli alunni che volevano entrare nel XVII secolo nella prestigiosa Accademia romana degli Incolti si celano significati simbolici. Il pubblico deve, però, per riuscire a cogliere pienamente le metafore e le allusioni delle trenta opere della intrigante mostra "Il ritratto segreto. Miti e simboli nella collezione al Nazareno: dipinti sconosciuti del Sei e del Settecento", (aperta fino al 20 maggio) calarsi in quei tempi. Negli anni in cui si riscopriva il valore della Retorica di Aristotele, rimanendo però sempre fondamentale l'esercizio della poetica e della letteratura. Per avviare ulteriormente l'operazione "macchina nel tempo" nell'età barocca, ci si deve affidare alle affermazioni dei maggiori poeti e artisti della seconda metà del secolo, come Marino, Chiabrera e Bernini che declamavano: "E' del poeta il fin la meraviglia", "La poesia è obbligata a far inarcare le ciglia", "L'ingegno e il disegno sono l'arte magica attraverso cui si arriva a ingannare la vista in modo da stupire". Ecco allora, qualche strumento e suggerimento per scrutare tra la natura dei quadri dei registi di questa accattivante messa in scena su tela: tutte opere conservate dal 1658 nelle stanze del Collegio Nazareno, dei padri Scolopi, e scoperte una decina di anni fa, durante i restauri da Angela Negro, curatrice della mostra e tra direttori del museo di palazzo Barberini.
Gli allievi per entrare nell’Accademia degli Incolti, dove ogni mese facevano pratica del “bel comporre e del bel parlare”, (per intraprendere poi le carriere in voga: l’insegnamento, l’avvocatura, la vita ecclesiastica e mondana) dovevano regalare un loro ritratto che fosse fedele non nell’aspetto, ma che esprimesse, invece, le loro qualità, virtù e ambizioni. Qualche esempio di corrispondenze tra quadro e significato, perché il visitatore possa divertirsi a trovare anche da solo le altre allusioni simboliche. I protagonisti dei ritratti sceglievano un nome a cui far riferimento per presentarsi: Il Sincero, L’Animoso, Il Nascosto. Quest’ultimo, per esempio, si fa ritrarre con un melograno, che ha la caratteristica di essere composto da una scorza esterna che racchiude in sé numerosi chicchi succosi.. Il giovane poeta Silvio Stampiglia, invece, sceglie le spighe accostate a un libro, come buon augurio per il suo futuro “fertile”.
Nel ‘700, come ritratto d’icrizione all’Accademia, cambia il tema. In un clima di maggiore fiducia verso l’uomo, Giuseppe Chiari ritrae L’Audace, sotto le vesti di Icaro, il giovane alato che vola verso il Sole, felice.

(Accademia di San Luca, piazza Accademia di San Luca 77. Info:06-6798850, tutti i giorni 10-19, Catalogo Campesano).




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