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Catalogo Galleria Spada: storia del collezionismo
di Bernardino e Fabrizio Spada di Fabiana MENDIA

Al di là del giardino segreto dei melangoli la Prospettiva del Borromini, fino a pochi anni fa, era l’attrazione irrinunciabile per i turisti a spasso tra via Giulia e piazza Campo de’ Fiori. Il portale monumentale di Palazzo Capodiferro Spada, nel cui cortile interno si sviluppa l’invenzione del finto colonnato, creato dall’architetto ticinese rivale di Bernini (realmente lungo 8,82 metri, ma suggerisce invece una profondità illusoria di 35 metri), veniva attraversato in fretta: pochi visitatori erano al corrente della preziosa quadreria concentrata nelle quattro sale del primo piano. Delle quattrocento opere inventariate al momento dell’acquisto da parte dello Stato nel 1927 (l’allestimento attuale risale a quello curato da Federico Zeri nel 1951), oggi ne sono esposte duecento e, circa una settantina, arredano le altre stanze del Palazzo, occupate dalla sede del Consiglio di Stato. Ma l’intenzione di mettere in luce un percorso privilegiato della cultura di un’epoca della città eterna, documentandone lo svolgimento del gusto, lo spirito del tempo, nonché a scomporre dall’interno le sofisticate dinamiche di raccordo tra società e i suoi protagonisti, hanno portato la direttrice Maria Lucrezia Vicini a ripercorrere la storia del museo in piazza Capodiferro.

Appena pubblicato “Il collezionismo del Cardinale Fabrizio Spada in Palazzo Spada”(editore Marconet) si annuncia come un’ interessante e approfondita ricostruzione filologica, che evidenzia, attraverso la redazione di elaborate schede dei capolavori (di pittori di scuola romana, bolognese, olandese, fiamminga, caravaggeschi e bamboccianti), i risultati scientifici, elaborati durante lunghi anni di riflessioni dalla studiosa della Soprintendenza per il Polo Museale Romano. Nella seconda metà del ‘600, la galleria si arricchisce di nuovi capolavori grazie al contributo del cardinale Fabrizio, avveduto conoscitore e sensibile committente, pronipote di Bernardino Spada, l’iniziatore e il promotore dal 1631, dai tempi della sua legatura pontificia a Bologna, del primo nucleo di opere d’arte, composto principalmente da tele di autori emiliani. “Durante quegli anni- spiega la Vicini- Bernardino aveva stretto amicizia con Guido Reni e il Guercino: entrambi divennero i suoi pittori ufficiali, dai quali si fece eseguire ritratti, esposti nella prima sala. Da poco, sul mercato antiquario, è apparso un secondo volto del cardinale, inedito, eseguito da Guercino, quasi identico al quadro presente nei nostri inventari. L’attuale proprietario ci ha concesso di esporlo ad aprile, temporaneamente, nella nostra galleria. Un’occasione unica per il pubblico di ammirare e confrontare le due versioni”. Il libro sul collezionismo di Fabrizio Spada aiuta, attraverso il ritrovamento e la lettura di nuovi documenti e testimonianze, a ripercorrere un fenomeno così diffuso in età barocca.

La passione sfrenata per l’arte, che coinvolgeva nobili e prelati, vista sia come desiderio di possesso, di affermazione di potere, di ostentazione di prestigio, appare anche come uno specchio veridico e immediato della sua epoca, in cui si possono intravedere anche i più segreti e sottili meccanismi psicologici, le più profonde pulsioni esistenziali dell’animo umano, svelare frequenti angosce e preoccupazioni. “Del cardinale Fabrizio- riprende la direttrice della Galleria Spada- si sapeva ben poco. Analizzando testimonianze della sua carriera ecclesiastica, prima nunzio, dal 1672 al 1674, inviato nelle valli ticinesi per restaurare la religione cattolica, poi presso la corte di Luigi XIV, sono riuscita a comprendere le motivazioni delle sue scelte pittoriche”.
Nel 1698, la prima trasformazione della galleria: Fabrizio, all’apice della carriera, influenzato dallo stile grandioso di Versailles, rinnova le stanze, Alleggerisce lo stile austero del suo predecessore, preferendo soluzioni decorative, affidate a Michelangelo Ricciolini, che si esibisce in avvolgenti cicli di affreschi. Sui soffitti il pittore romano dipinge le “Quattro Parti del Mondo”, “I Quattro Elementi e le Quattro Stagioni” e completa gli sguinci delle finestre con le “Metamorfosi” di Ovidio e finti bassorilievi con trofei d’armi, ignudi e vasi.
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