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Zoom tra le atmosfere delle città metafisiche di Fabiana MENDIA

Nel nome della romanità e di una tradizione mediterranea, gli architetti razionalisti italiani propongono modelli che tracciano una continuità tra il passato e il presente, in perfetta linea con le ambizioni storico politiche del fascismo. In coincidenza con la prima grande esposizione, organizzata a Roma, nel 1928 sull’architettura razionale, nascono isolati episodi legati alla nuova architettura. La ricerca si rivolge verso forme di “contaminazioni” tra il nuovo e l’antico, nel nome di un classicismo rivisitato con evidenti analogie con la pittura di De Chirico. Le “Città metafisiche” di Donata Pizzi, all’Archivio Centrale dello Stato all’Eur, sono distillate immagini, frutto di un serrato lavoro intrapreso negli ultimi dieci anni, di costruzioni realizzate in Italia e in alcune città d’oltremare, alcune delle quali inserite nella creazione di nuove città, programmate nel “piano di redenzione” delle paludi (l’Archivio centrale conserva molti dei progetti, esposti da oggi).


Con impeto e retorica efficace si pianifica, tra il 1930 e il 1934, la “bonifica integrale dell’Agro pontino, celebrata con la nascita del capoluogo Littoria (oggi Latina), seguite da Pomezia, Aprilia, Pontinia e Sabaudia. Quest’ultima è certamente la più nota. Il bando di concorso, nel 1933, fu vinto da un gruppo di giovani architetti: Cancellotti, Montuori, Piccinato e Scalpelli. In soli 254 giorni “la nuova città voluta dal Duce” fu completata. Inaugurata nell’aprile del ‘34 verrà considerata uno degli esempi più rappresentativi di “urbanistica razionale”. “Palazzo del comune e torre civica”, “Veduta delle abitazioni dalla chiesa della Santissima Annunziata, “Ufficio Poste e Comunicazioni, scala” (di Mazzoni), sono alcuni edifici che nelle inquadrature di Donata Pizzi chiariscono il repertorio in chiave modernista scelto per interpretare la tradizione urbanistica italiana delle piazze porticate , contornate da chiese e palazzi comunali. L’ assenza di decorazioni, le coperture piane, il carattere assolutamente orizzontale che incorporano tratti classicheggianti, simmetrie, ritmi spaziali.


A Segezia e a Borgo Mezzanone, città rurali nei pressi di Foggia (negli stessi anni, in Sardegna e Istria, nascono le città minerarie e gli insediamenti industriali di Torviscosa in Friuli), le triple teorie di archi, l’alternanza di pieni e di vuoti al secondo ordine, il gioco di confronti tra la facciata del palazzo e la sua parete di fondo, sono alcuni degli elementi che hanno portato la ricerca dell’artista milanese (che vive a Roma da vent’anni) a creare delle atmosfere sospese, fotografate in momenti della giornata in cui la luce è più vicino al suo spirito. E senza individui. Vuote. Silenti. Non perdendo mai di vista l’aspetto di attenta documentazione, l’obbiettivo di Donata Pizzi gioca con le ombre e con la luce e segnala con discrezione quel passare del tempo, che ha caratterizzato l’inizio e la fine di queste “città interrotte”, all’opposto delle visioni pietrificate di De Chirico.


Altri colori, stesse scene. Nei paesi d’oltremare, nelle isole del Dodecaneso e nei possedimenti d’oltremare (Tripoli, Addis Abeba e Asmara) gli architetti italiani trasferiscono la loro ricerca, dal 1912 al 1943, adattandola alle realtà dei luoghi. Nascono nuovi insediamenti, come la città militare di Portolago nell’isola di Leros, stabilimenti termali.e centri turistico alberghieri. Immagini nitide e semplici, di alta qualità estetica, con un forte senso di idealizzazione. Una metafisica assolutamente naturalista. Da ammirare l’ “Acquario” e lo “Stand di tiro a volo” di Rodi, progetti di Bernabiti.
(“Città metafisiche”, piazzale degli Archivi 27, fino al 10 giugno, Info: 06-54548568, ingresso libero).
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