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Flora Romana - Fiori e Cultura nell'arte di Mario de' Fiori (1603-1673)
di Fabiana MENDIA

I petali rossi degli anemoni sono dovuti alle gocce di sangue cadute dal corpo di Gesù e spesso nelle rappresentazioni sacre appaiono dipinti ai piedi della croce. Nei ritratti fiamminghi del XVI secolo quando compaiono i garofani, invece, alludono al matrimonio o a una promessa d'amore perché si racconta che la sposa nel giorno delle nozze doveva indossare il fiore che lo sposo doveva trovare frugando tra le sue vesti. Ma sono i tulipani, originari della Persia, tra le decine di esemplari del mondo floreale che i pittori di questo genere, molto apprezzato dal collezionismo internazionale e nella Roma del primo Seicento, amano ritrarre nelle appariscenti "corbeille". Tra le 150 varietà, gli artisti, specialisti di nature morte di fiori, sceglievano gli esemplari più rari e costosi, come i "tulipani celesti", i cui bulbi costavano quanto i diamanti: ad Amsterdam, la città che li importò per prima in Europa, fu istituita una borsa dove si poteva scommetter sui colori nuovi che potevano nascere . Meraviglie della storia dell'uomo e della sua sensibilità verso la natura e la bellezza delle forme e dei colori che affascinò il pittore romano Mario Nuzzi, istruito alla floricoltura dal padre Sisto, coltivatore di piante preziose e fornitore dei maggiori giardinieri romani, che entrò a bottega dalla zio Tommaso Salini, famoso pittore naturalista e seguace del Caravaggio.

Una sessantina di opere in cui troneggiano composizioni di fiori recisi in vasi di bronzo, di oro o di ceramica dipinta accompagnano il visitatore nei saloni di Villa d’Este a Tivoli. La mostra “Flora Romana- Fiori e Cultura nell’arte di Mario de’ Fiori (1603-1673)” a cura di Francesco Solinas (chiude il al 31 ottobre- catalogo De Luca), affronta un tema che matura nel periodo della Riforma Cattolica e che fu molto ammirato e richiesto dai cardinali e dall’aristocrazia. Jan Brueghel il vecchio, detto dei Velluti, fu uno dei maestri indiscussi del genere in Europa , fondando una pittura che sottintendeva rebus sacri e moraleggianti. Nei mazzi di Mario de’ Fiori, dei suoi seguaci e rivali, fiordalisi, iris, narcisi, giacinti, lillà, rose e viole compaiono freschi accanto ad altri esemplari appassiti, i cui petali sono raffigurati ai piedi del vaso: allusione alla brevità della vita terrena e alla bellezza effimera.
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