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Felicità di un ritorno di Fabiana MENDIA

Furti non solo di dipinti, bronzi, crateri attici e monete antiche. Il ladro di professione lavora per soddisfare ogni desiderio illecito del collezionista: su commissione strappa anche pagine di codici miniati, stacca affreschi pompeiani, scompone trittici medievali e ruba “parole d’amore”. Come queste scritte da Giacomo Leopardi all’amico napoletano: “Raniero mio. Io credeva appena a’ miei occhi leggendo la tua del 6. Tanta vigliaccheria in animo umano o muliebre non è né sarà mai credibile se non dopo il fatto, come in questo caso…” . Prime righe della lettera, datata Firenze 11 dicembre 1832, trafugata nel 1975 insieme ad altre 38 epistole che componevano l’album in possesso della famiglia Carafa d’Andria. Dopo sei anni i fogli, tranne l’accorato racconto del poeta di Recanati delle sue pene d’amore per Fanny Ronchivecchi a Ranieri, furono rinvenute nelle campagne di Torre del Greco. Ma nel 2002 il Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Lecce ritrova la pagina nella chiesa rurale della Madonna del Latte di Salice Talentino. L’occasione per ammirare un centinaio di opere recuperate dai Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia impegnati per la difesa del patrimonio archeologico e storico-artistico nazionale, parte da (oggi) con la XXVII edizione della Mostra Europea del Turismo e delle Tradizioni Culturali a Castel Sant’Angelo. Un impegno costante delle Forze dell’Ordine che permette dopo complesse operazioni di intelligence di restituire i capolavori rubati alle istituzioni museali e ai privati., superando talvolta anche “scogli” diplomatici. “E’ il caso della testa di Faustina maggiore- spiega Giovanna Rita Bellini della Soprintendenza Archeologica del Lazio- raffinato ritratto psicologico della moglie di Antonino Pio, trafugata la notte tra l’8 e il 9 giugno del 1961 nell’area del teatro di Minturno. Il ritratto è miracolosamente comparso sul mercato antiquario di New York l’anno scorso. Grazie all’intervento della Guardia di Finanza, anche se priva del busto, siamo riusciti a riportarla in patria”.
Nelle sale del Castello fino al 19 giugno sono esposte numerose testimonianze di ceramica vascolare, teste virili, corredi funerari, manufatti bronzei e aurei, ceramiche medievali faentine, toscane, orvietane e dipinti dal XV al XX secolo, tra cui l’”Annunciazione” di Cristoforo Scacco, interessante tavola per i richiami stilistici ad Antoniazzo Romano e a Melozzo da Forlì. Tra i successi degli interventi di recupero della Polizia, una raccolta di opere del ‘900 tra cui Balla, Carrà, Severini, Warhol e Vedova. Conclude il percorso, la sezioni dedicata ai “falsi” che hanno ingannato gli acquirenti, ma non gli esperti.
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