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MAIOLICHE di Fabiana MENDIA

Conoscitori d’arte di stravagante erudizione e di fanatica ed inesausta curiosità, monsieur Auguste Dutuit e Charles Vincent Ocampo e il Professor Pierre Marie hanno donato al Petit Palais di Parigi le loro “meraviglie” ai primi del ‘900. Piatti “da pompa”, vasellame da parata, saliere, albarelli da farmacia, versatoi, vasi ovoidali, creati soprattutto dalle manifatture di ceramisti italiani, francesi e tedeschi, raccolti con la passione di collezionisti e mercanti d’arte. A Palazzo Braschi, 102 opere delle loro raccolte, scelte da Gilles Chazal e Francoise Barbe del Musèe des Beaux-Arts in collaborazione con Jadranka Bentini e Carmen Ravanelli Guidotti del Museo delle Ceramiche di Faenza, si possono ammirare, seguendo un articolato percorso che mette in evidenza le diverse tipologie e scelte decorative dal Rinascimento ai primi del ‘700. “La scelta di questa sede museale- ha con ottimismo annunciato la direttice Maria Elisa Tittoni- è stata da noi caldeggiata, perché oltre a considerarla ideale per le raffinate maioliche delle nostre botteghe artigiane in auge nel ‘500 e nel ‘600, ci offre la possibilità di presentarci anche come futuro spazio espositivo, destinato per accogliere le nostre 8000 ceramiche”. L’assessore alle Politiche Culturale di Roma, Silvio Di Francia ha inaugurato ieri la manifestazione , portando il saluto del sindaco Veltroni, ha sottolineato l’importanza della rinnovata e intensa collaborazione culturale tra le due capitali, che trae origine dal gemellaggio siglato nel 1956. “Un nostro desiderio –ha detto- sarebbe poi di esporre i manufatti ceramici del Museo di Palazzo Braschi, ritrovati durante gli scavi nel ‘900 o provenienti da donazioni private, nella Ville Lumière”.
La mappa dei grandi centri artistici italiani del XV e XVI secolo ha delle tappe fondamentali: Urbino, Faenza, Deruta, Gubbio, Cafaggiolo, Casteldurante. Nei tre libri dell’arte del vasaio del maestro Cipriano Piccolpasso, tra le fonti documentarie della mostra, emergono soprattutto le botteghe artigiane attive nell’area emiliano-romagnola, toscana, marchigiana e umbra. Il genere “istoriato” ispirato a modelli raffaelleschi, è protagonista nella prima sala con soggetti allegorici, profani e temi sacri, tra cui la fiasca con “Apollo, Diana e le ninfe” e il piatto con “Cristo, Maria e la Maddalena”. Con le “Belle dame” che campeggiano al centro delle maioliche di Deruta e Gubbio, si approfondisce il tema dei doni nuziali. Seguono le collezioni di coppe e albarelli con decorazioni bianco su bianco, (da Palermo e Montelupo), i motivi “a grottesche” su fondo blu e bianco e i grandi piatti “da pompa” con motti e stemmi araldici.
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