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Sotto i tetti della Galleria Borghese di Fabiana MENDIA

Sotto i tetti della Galleria Borghese dove un tempo c'erano i lucernai, duecento capolavori dal XV al XVIII divisi per "scuole di pittura" sono in attesa di ricevere i visitatori. Per il momento un solo turno alle 15 di tutti i pomeriggi, dal martedì alla domenica, (prenotazioni 06-32810) offre la possibilità di ammirare sulle pareti delle sale opere di Baldassarre Peruzzi, Dosso Dossi, i Bassano, Sebastiano del Piombo, Palma il Vecchio, Andrea del Sarto, Annibale Carracci, Ribera, Paul Bril, Antonio Tempesta, il Grechetto e molti altri. Gli ultimi tre artisti che entreranno in quello che oggi la Soprintendenza al Polo Museale Romano diretta da Claudio Strinati a ragion veduta chiama "Galleria Borghese II", sono Perin del Vaga, Giovanni da Udine e Marcello Venusti, autori di due dipinti con Madonne appena restaurate. La presentazione dell'intervento di reintegrazione e pulitura delle due tele nel salone Mariano Rossi, al piano terra della palazzina del Vasanzio, ha riportato l'attenzione sulla collezione "dietro le quinte", esposta interamente all'ultimo piano il cui allestimento è stato curato da Kristina Hermann Fiore, direttrice in tandem con Anna Coliva.
I restauri della "Madonna con Bambino" di Perin del Vaga e Giovanni da Udine (per le decorazioni) e la "Sacra Famiglia" di Marcello Venusti, curati da Paola Tollo, finanziati dalla Fondazione Paola Droghetti, hanno portato gli esperti ad approfondire una fase del manierismo romano, ristabilendo il valore delle due tavole che si inseriscono pienamente nel vasto patrimonio della Galleria. I due dipinti sono stati entrambi sottoposti a delicate indagini riflettografiche che hanno, nel caso del primo dipinto, attribuito al toscano Perin del Vaga, portato gli esperti a individuare un tappeto orientale, celato da una mensola grigia, opera di un incauto restauratore del '600 che, inoltre, aveva schiarito con l'ocra una parte del fondo della tavola, oggi riportato al colore scuro originale. La conferma della paternità al toscano è stata un'interessante scoperta (prima l'indicazione era generica: "maestro romano michelangiolesco") resa possibile solo dopo la pulitura che ha evidenziato dei particolari confrontabili con un disegno conservato al Brithish Museum di Londra.
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