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La Pesantezza e la Grazia - Astrazioni e Spiritualità di Fabiana MENDIA

Si richiamano al divino e all’opera della creazione prendendo le distanze dall’immanenza dei fenomeni della natura. Emanule Becheri, Callum Innes, Emmanuel Van der Meulen, Georges Tony Stoll, Marthe Wéry, hanno disposizioni esistenziali e di pensiero differenti ma, l’aspetto essenziale delle loro opere, si concentra in un divenire più segreto e complesso di quello attinto dall’occhio. Il loro orientamento è basato dichiaratamente sull’astrazione, sull’autonomia della forma dalla realtà. I cinque artisti sono stati invitati dal Direttore dell’Accademia di Francia, Éric de Chassey, a presentare alcuni lavori che potessero toccare direttamente lo spirito degli spettatori e stimolare una presa di coscienza sulla capacità della confessione creatrice dell’opera d’arte, anche solo attraverso la materia.
Il titolo della mostra “La Pesantezza e la Grazia - Astrazioni e Spiritualità”, prende spunto dal testo di Gustave Thibon, autore di un libro dedicato a Simone Weil. Per seguire il filo conduttore del percorso, il visitatore deve scrupolosamente osservare la materia, che lo introduce a una dimensione spirituale. Primo passo, per comprendere le suggestioni degli interpreti all’Accademia di Francia dell’ “astrazione spiritualizzante”, (definizione del Direttore de Chassey) l’incontro con i lavori di Emanuele Beccheri. L’artista di Prato proietta nella cisterna “Time out of joint”, un’installazione video su tre schermi con tema: la combustione di tre accendini. Nella sala antistante, espone “Impression”, una tela di ragnatele su carta adesiva e “Hauntology”, sette fotografie di frammenti di carta nello spazio. Callum Innes propone le tele “Monologue”, realizzate con strati di vernice che poi rimuove, facendo colare della trementina per sottolineare l’autoproduzione dell’opera.
“Constellation anonyme” di Georges Tony Stoll è una grande scatola aperta realizzata con pannelli di legno dorati, che invita lo spettatore a inventarsi una forma rassicurante. I rettangoli di Emmanuel Van der Meulen, dipinti in forma omogenea hanno come soggetto il vuoto e, la provvisorietà, sottolineata dalle lievi irregolarità dei bordi. Marta Wéry chiude la mostra con i monocromi “Tour et Taxis” dipinti di rosso, bianco e nero, dopo avere combattuto con molti altri colori.


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