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Pintoricchio alla riscossa di Fabiana MENDIA

Pintoricchio alla riscossa. La fama del pittore umbro scelto da pontefici e cardinali per decorare palazzi e cappelle nella città eterna, subito dopo il Giubileo del 1475, aveva un solo e unico detrattore: Giorgio Vasari, che pur di non riconoscervi alcun talento, attribuiva solo alla “fortuna” il merito del suo successo. Nel finale del suo giudizio, riportato nel suo celebre testo “Vite dei più eccellenti pittori, scultori…”, senza peli sulla lingua, afferma: “quale ancor che facesse molti lavori e fusse aiutato da diversi, ebbe nondimeno molto maggior nome che le sue opere non meritarono”.Una stroncatura del 1550, proseguita poi fino all’ ‘800 e che solo nel secolo scorso, in un clima di rilettura dell’arte italiana del secondo ‘400 ha incominciato a trovare storici dell’arte impegnati a riscoprire uno dei protagonisti del Rinascimento italiano. Sulle tracce dell’artista perugino da vari anni, Claudia La Malfa, ha partecipato insieme al Comitato nazionale per le Celebrazioni del 550° anniversario del Pintoricchio, coordinato da Vittoria Garibaldi, alla grande mostra in corso a Perugia e Spello (prorogata fino al 31 agosto) e, visto il successo di pubblico sul territorio umbro, ha deciso di riaccendere i riflettori anche sulla produzione romana del pittore, pubblicando una guida storico scientifica, presentata ieri al Complesso Monumentale di San Michele e promossa dall’associazione “Civita” (Silvana Editoriale).“Gli appassionati della storia dell’arte sono sempre in aumento-spiega la studiosa. “L’attuale esposizione in Umbria ha registrato circa 160.00 visitatori. Ma è un pubblico sempre più esigente nel richiedere approfondimenti e testi per seguire autonomamente i percorsi artistici.

Da queste considerazioni è nata l’idea di scrivere una guida ragionata di Pintoricchio a Roma, la città dove ha raggiunto la sua maturità ed è venuto a contatto con Bramante, Perugino, Luca da Cortona”. Prima di collaborare con Perugino agli affreschi della Cappella Sistina (1481) il giovane pittore riceve un incarico di prestigio: nel 1477-78 il cardinale Domenico della Rovere lo chiama per dipingere la cappella di San Girolamo a Santa Maria del Popolo. “Questa data attesta- sottolinea Claudio Strinati, soprintendente al Polo Museale Romano- che l’artista opera autonomamente già alcuni anni prima della realizzazione delle scene della vita di Cristo per Sisto IV e, quindi, evidenzia la considerazione che godeva presso la corte pontificia. Inoltre, è la prima volta che compare il repertorio delle “grottesche”, un recupero dell’”antico”, elaborato in seguito alla recente scoperta della “Domus Aurea” di Nerone e dall’artista umbro riproposto per la prima volta in un luogo di culto cristiano. Dimostra così di essere un interprete avveduto della ricostruzione rinascente della classicità: questo è sicuramente il suo primo grande merito”. L’Itinerario romano di Pintoricchio è stato ricostruito con una nuova lettura cronologica che spiega chiaramente l’evoluzione del suo linguaggio, in cui emerge l’assimilazione graduale delle strutture prospettico-illusionistiche, magistralmente evidenti nella cappella Bufalini in Santa Maria in Aracoeli (1483) e dipinte subito dopo le decorazioni di Palazzo dei Penitenzieri. Il percorso segue con la Cappella Basso a Santa Maria del Popolo, la Sala della Fontana a Palazzo Colonna, la Cappella Ponziani a Santa Cecilia a Trastevere e si conclude in Vaticano con le decorazioni della loggia del Casino del Belvedere e l’Appartamento Borgia, l’impresa più straordinaria del Rinascimento rimano.
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