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PREMIO TERNA - intervista a De Masi di Fabiana MENDIA

Duemila e settecento artisti registrati in Italia, molti i bandi di concorso per eleggere i talenti e intensissimo il programma di mostre su tutto il territorio nazionale. Un overdose di dipinti, sculture, installazioni site-specific, video; ma nonostante la vasta produzione, oggi per affermarsi c'è bisogno di approntare una strategia per diventare celebri in poco tempo. Prima regola, non esporsi troppo: per diventare grandi bisogna saper dire anche di no e seguire delle tattiche per durare nel tempo. "In Italia è molto carente la gratificazione pubblica dei suoi protagonisti nel campo dell'arte- spiega Domenico De Masi, docente di Sociologia del Lavoro all' Università "La Sapienza" di Roma, coordinatore di una ricerca commissionata dal Premio Terna a S3Studium sul sistema dell'arte- "Manca quella visibilità confermata in altri paesi europei e oltreoceano che fa sentire protetti e sostenuti chi è alle prime armi: le opere radicali si realizzano prima dei 30 anni ".
Ma serve passare attraverso i concorsi ? Il "premio" ha ancora una funzione simbolica, il vincitore e i finalisti acquistano notorietà ? "Non c'è dubbio. Trovo interessante che un'azienda come la "Terna", di derivazione in parte pubblica, si interessi al contemporaneo, una strada già intrapresa da Olivetti negli anni '50 e '60. Un doppio segnale positivo: di mecenatismo applicato all'arte e rivolto ai giovani e non all'arte del passato.
"Uno Stato con una sua forte rappresentatività artistica viene visto e osservato con maggiore attenzione di uno che è debole su questo fronte. Possiamo affermare che l'arte contemporanea nell'età del postmoderno, altermoderno, si presenta come una importante testimonianza di una sua identità politico-sociale proiettata in ambito internazionale?" Il successo del Salone del Mobile lo spiega bene: il nostro design è tra i più celebrati nel mondo. La Biennale di Venezia, purtroppo, non ha lo stesso impatto sui media e sul mercato. Ci vuole la complicità, il sostegno di un intero Paese per raggiungere obbiettivi più alti di pubblicità e vendita.
Domanda: Nella ricerca emerge una riflessione amara: la causa del mancato decollo dell'arte contemporanea è da attribuire alla fragilità delle strutture organizzative e alla mancanza di un networking con le istituzioni pubbliche e private internazionali". "Carente, in primis, una cultura sulle arti visive del XXI secolo nel Paese. Chieda a un passante il nome di un artista famoso, italiano o straniero, di oggi e veda quanti accennino a Kosuth, Cattelan, Beeckroft. Viceversa, negli anni della ripresa, chi è che non conosceva, De Sica, Germi, Fellini, Zavattini, Leone. Alle spalle abbiamo una fortissima tradizione figurativa che si studia nei licei. Poche ore di Storia dell'Arte non coprono anche lo studio delle avanguardie.
Domanda: Mancano quindi le basi di conoscenza per un vasto pubblico? E' il punto chiave per determinare il passaggio da un paese gregario a un paese epicentrico. Bisogna far capire l'arte a più gente possibile, in un modo efficace e capillare. Spiegare le tematiche artistiche: la globalizzazione, l' immigrazione, l' invisibilità del potere e del capitale, l' impoverimento culturale, le simbologie sociali, la famiglia."
Domanda: Quali istruzioni per l'uso? "Oggi acquisti un iPod e per usarlo devi scorrere cinquanta pagine. Penso che per avvicinare maggiormente collezionisti e appassionati servano delle chiavi di lettura idonee a ribadire, in taluni casi, la precarietà e l'effimero.
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