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E il Bel Paese in 120 scatti, fiore all'occhiello dell'Unesco di Fabiana MENDIA

Da nove siti di interesse storico artistico a quarantuno. L'Italia dalla firma di adesione alla Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale del 1972, nell'ambito della Conferenza Generale degli Stati membri dell'UNESCO (United Nations educational, scientific and cultural organization, fondata nel '46 a Londra), in un clima di maggiore attenzione sui suoi "tesori", sostenuto dall'impegno in primis del Ministero dei Beni e le Attività Culturali e dalle Soprintendenze regionali, ha aumentato il numero di aree archeologiche, centri storici, monumenti e complessi artistici da tutelare e promuovere. Per accrescere la consapevolezza presso i giovani del valore universale e dell'importanza di conservare e trasmettere l'eredità culturale del patrimonio culturale dell'umanità sono stati chiamati quattordici fotografi a interpretare i luoghi inseriti nella Lista dell'organizzazione culturale.
Nella mostra "Unescoitalia", alla Biblioteca Nazionale Centrale in via Castro Pretorio, i curatori Luciana Mariotti e Maria Rosaria Nappi hanno selezionato 120 opere che raffigurano centri storici, monumenti, complessi artistici, cicli figurativi e aree ambientali e paesistiche.
L'esposizione segue un percorso cronologico che parte dagli scatti in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin di Assisi, della Val d'Orcia e di San Gimignano fino alle foto dei più giovani Marc Lesimple e Raffaela Mariniello. Tra i romani Dario Coletti con immagini di Villa d'Este, Cerveteri, Tarquinia e del "Complesso nuragico di Barumini" in Sardegna, mentre della scuola napoletana i protagonisti Mimmo Jodice con i "Sassi di Matera" del ciclo "Mediterraneo" e Luciano Romano con una "Veduta di Ravello" che fa parte della serie scattata per "Atlante Italiano 003", prima ricognizione fotografica sull'Italia, commissionata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Percorrendo la penisola verso il Nord, Federico Scianna si ferma alle Cinque Terre e le interpreta in chiave espressionista, mentre Lesimple, pazientemente, riprende le variazioni dell'orto botanico di Padova. Luca Campigotto per amor di patria predilige Vicenza e Aquileia e crea effetti di luce con leggere colorazioni.
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