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Francisco Toledo - Zoologia fantastica di Fabiana MENDIA

Un tema infinito in cui le combinazioni di esseri reali e mitologici disegnano un regno animale popolato dalle anfesibene, serpenti a due teste, dagli asini a tre zampe, dai basilischi, dai borametz, piante a forma di agnello, dai Buràk simili ai centauri, corpi di cavallo e teste d'uomo, ma in più ali e coda di pavone. L'incanto della ricerca erudita che non perde mai di vista l'inclinazione al divertente, allo svagato, al futile e che non cede mai all'ottimismo di Jorge Luis Borges si ripercorre attraverso i quarantasei inchiostri e acquerelli di Francisco Toledo, esposti fino al 24 settembre all'Istituto Nazionale per la Grafica, provenienti dalla collezione della Galeria Avril di Città del Messico. I disegni interpretano un nucleo dei centoquaranta mostri del "Manuale di Zoologia fantastica", redatto dallo scrittore argentino el 1957 in collaborazione con Margarita Guerrero, esplorando le letterature classiche e orientali, che confermano la sua vocazione di storico e di filologo di mondi immaginari, di commentatore di personaggi mai esistiti. Pagine che consolano con la poesia, una lettura che avvicina all'umanesimo di Borges scorrendo un bestiario di animali che possono affascinare o deludere per le loro abitudini e caratteristiche. Come l'"A Bao A Qu" della favola delle "Mille e una notte", che vive in letargo sul primo gradino della scala che porta alla rotonda della Torre della Vittoria, resuscita solo quando arriva un pellegrino e raggiunge la forma perfetta quando chi sale "è un essere evoluto spiritualmente". Oppure, l' "Uroboros", protagonista nella cosmogonia scandinava della leggenda dell' "Edda": è un serpente che si morde la coda diventato così grande che circonda la terra.

La raccolta comprende una selezione di fogli che illustrano il giardino zoologico della mitologia preferita da Borges, che prima di essere esposti nelle sale di via della Stamperia, ha fatto il giro in cinquanta città in tutto il mondo, dall’America, all’Asia, dall’Africa all’Europa. Francisco Toledo, acclamato protagonista della scena artistica messicana, interpreta l’uccello a quattro ali (il simurg), il “roc” un gigantesco condor che nutre i suoi “piccoli” con elefanti, il cane cinese “t’ao-t’ieh” a sei zampe, senza rinunciare ad attingere alla tradizione pittorica del suo paese, alla sintesi delle esperienze del muralismo di Orozco, Rivera e Siqueiros, interpreti di un moderato primitivismo in chiave Maya, di un linguaggio visionario e di meditazioni tra l’espressionista e il surreale.
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