Arte In Diretta
L'ARTE PRESA PER LA GOLA
a cura di Fabiana Mendia





L'Arte presa per la gola
Racconti di arte cibo e letteratura

a cura di Fabiana Mendia
Letture di Sergio Basile

Mercato Centrale Roma
Via Giolitti 36
Spazio FARE (al secondo piano)

Raccontiamo storie divertenti, drammatiche, interessanti o semplicemente curiose intorno a un
tema centrale della vita di tutti, da sempre: il cibo e la sua condivisione a tavola o altrove.
Un invito ad attivare i sensi e ad immergersi in una narrazione che attinge da novelle, vite di santi e
re, romanzi, documenti d'archivio, opere d'arte, storie di chef e delle loro invenzioni dal mondo
antico alla contemporaneità. Ogni incontro è approfondito dall'analisi di opere d'arte (mosaici,
affreschi, dipinti, sculture, incisioni) che illustrano il racconto attraverso una selezione iconografica
legata alla tavola e agli alimenti. Accompagna il percorso una selezione di testi critici e letterari che
lasciano spazio all'immaginazione, perché anche l'immaginario fa parte della realtà.

TERZO INCONTRO
DOPPIO GIOCO
Maccheroni e pomodori. Un abbinamento di successo: quadri in tavola

Mercoledì 28 febbraio 2024
Ore 19.00

Testi letterari. Tra gli autori: P. Citati, D. Rea, P. Neruda, M. Serao, A. Dumas, F. Tommaso Marinetti,
G. Tomasi di Lampedusa. A. Viviani.

Un piatto di maccheroni al pomodoro spiega la nostra identità nazionale, ma occorre ripercorrere la storia per risalire alle origini di questi due ingredienti, per capire la strada che hanno fatto e come sono cambiati attraverso incontri e contaminazioni spesso imprevedibili.
DOPPIO GIOCO. Maccheroni e pomodori. Un abbinamento di successo: quadri in tavola, terzo incontro del ciclo di conferenze L'Arte presa per la gola, vuole essere un racconto che partendo dal mondo greco e arabo arriva fino all'affermazione internazionale del mito dei maccheroni al pomodoro. Una narrazione che individua vari periodi storici e li esplora sotto l'aspetto, storico, gastronomico, iconografico e letterario, al fine di restituire la ricchezza e la varietà di influenze, culture e suggestioni che legano indissolubilmente i cibi al tessuto del territorio.
La prima menzione della pasta essiccata e della sua preparazione proviene dalla descrizione della Sicilia tramandata da Idrisi, geografo di Ruggero Il e autore del celebre Libro di Ruggero, pubblicato nel 1154. Nel testo, Idrisi attribuisce a Trabia, una città a 30 Km da Palermo, la fabbricazione di una pasta a forma di fili modellata manualmente, chiamati successivamente vermicelli e poi spaghetti, che l'autore definiva nella sua lingua d'origine, l'arabo, con il termine generico di "itriyya", che a sua volta deriva dal termine greco "itrion" e significa "pasta secca tirata e filiforme". Dalla Sicilia la pasta essiccata venne trasportata con navi in abbondanti quantità per tutta l'area del Mediterraneo sia musulmano che cristiano. Verso la fine del XII secolo i vermicelli siciliani arrivarono ad Amalfi, a Napoli e poi a Salerno. Secoli dopo, Pulcinella fu un grande interprete del rituale dei vermicelli, per la cui lunghezza era obbligato a mangiarli inclinando la testa all'indietro, come racconta anche il dipinto di Michele Cammarano.
Nel '600. la consumazione di alimenti a base di cereali divenne un modo per sopperire all'aumento del costo della carne e alla crisi orticola dovuta a pestilenze e carestie. Dalla minestra a base di verdure e carne, si passò al consumo dei maccheroni che nel Settecento divennero il piatto nazionale, sia tra il popolo che presso la corte borbonica. La pasta veniva cotta e mangiata per strada, come raccontavano i viaggiatori stranieri che giungevano a Napoli per il Grand Tour, perché la maggior parte delle abitazioni erano troppo piccole e affollate per potere ospitare una cucina. Successivamente, accanto al calderone della pasta venne aggiunto un tegame con la salsa di pomodoro e, dopo l'Unità d'Italia, il cliente poteva scegliere per due soldi una porzione di maccheroni bianchi e con tre soldi una porzione alla "Garibaldi": maccheroni rossi come la camicia dell'eroe dei due mondi. Il successo di questo cibo, che rivoluzionò completamente le abitudini gastronomiche dei napoletani, i quali da "mangiafoglie" divennero "mangiamaccheroni", fu rappresentata da molti artisti in quadri, incisioni, guaches. Tra i più famosi si ricorda la tela di Micco Spadaro intitolata Maccaronaro.
Alla narrazione sulla pasta si affianca e si alterna un percorso storico e culturale di uno dei più antichi alimenti prodotti della terra e della creatività umana: il pomodoro. Storia e storie di una bacca dalle forme rotonde, oblunghe e multiformi, che parla di conquista, emigrazione, contaminazione, carestie, fame, nutrimento per poveri e ricchi, tra scienza, medicina, arte e letteratura. Il pomodoro arrivò in Italia nel XVI secolo, passando per la Spagna, portato dai conquistadores di ritorno dal Messico che volevano mostrare in patria quali frutti meravigliosi crescessero in quelle terre lontane. Il nome indigeno era "tomatle" e si ritrova nella terminologia francese di "tomate", spagnola "tomate" e inglese di "tomato". In italiano invece è rimasta la vecchia definizione di "pomo d'oro", richiamandosi al colore originario del frutto che era più piccolo e di colore giallo-dorato.
Inizialmente, in Europa il pomodoro veniva utilizzato nei giardini come pianta ornamentale o medicinale. A Versailles Luigi XIV, il Re Sole coltivava le piante nei suoi giardini e li esibiva agli ospiti come esotiche rarità provenienti dal Nuovo Mondo. I primi ad utilizzare il pomodoro in cucina furono la Spagna e il Regno di Napoli, associandolo ai maccheroni e alla pizza. Infatti, le prime tele con raffigurazioni di pomodori sono firmate da pittori spagnoli a partire dal XVI secolo, tra cui Esteban Murillo e Louis Melendez. In seguito, il frutto venne rappresentato sui banchi di scene di Mercato dai pittori fiamminghi e italiani. In riferimento all'arte contemporanea, anche Picasso, Gauguin e Soutine, raffigurano frutti rossi succosi nelle lore opere.
Infine, l'idea di condire i Maccheroni con i pomodori, pur avendo origini popolari, è da attribuire a Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino, che nel 1839 pubblicò la ricetta dei "Vermicelli co' lo pomodoro" nel suo celebre trattato intitolato Cucina teorico pratica. Dall'Ottocento la Pasta diva e il Re Pomodoro sono diventati gli ingredienti fondamentali della gastronomia mediterranea e dell'identità culinaria italiana.

Dibattito d'arte, aperitivo e menù degustazione 25 euro
Menù degustazione ispirato al tema della serata:
Rigatoni alla salsa di pomodoro preparati allo Spazio Fare
Tagliere di salumi
Pizza bianca e rossa
Scarola ripassata
Vino, Prosecco e acqua.

Per partecipare all'incontro è consigliabile la prenotazione: segreteria@arteindiretta.it
info.roma@mercatocentrale.it

Parcheggio:
Il Mercato Centrale Roma ha stretto una convenzione con il Parkin'Station Roma Termini in Via
Marsala 33. E possibile avere uno sconto presentandosi all'infopoint del Mercato Centrale con il
ticket del parcheggio. La tariffa auto sosta oraria per ogni ora o frazione è di 1,90€.

Il prossimo e quarto incontro si terrà giovedì 21 marzo ore 19.00
Il MITO. A tavola senza l'imperatore. L'epopea napoleonica nell'arte e nella cucina.